Delitti e mass media. Il vero ruolo del criminologo

Delitti e mass media. Il vero ruolo del criminologo

Delitti e media, testimonianze e prova scientifica, realtà e finzione in cui tutti sono spettatori passivi o esperti criminologi, investigatori, avvocati, giudici e psichiatri e dove spesso i media esagerano sui fatti di sangue attribuendo facili etichette e peccando di approssimazione e di morbosità.

In contesti dove a parlare sono troppo spesso persone che poco hanno a che fare con le scienze forensi, si perde di vista quello che è il valore del Processo Penale in una società civile, quali sono i ruoli delle parti interessate al Processo, quali sono i diritti di chi lo subisce e soprattutto viene spesso superato il limite del diritto di cronaca a discapito del segreto istruttorio. Nel caso dei delitti efferati, che molto coinvolgono l’opinione pubblica, è frequente che le informazioni divulgate con leggerezza veicolino in modo subdolo ed inconsapevole le indagini più di quanto si possa pensare: mettono in guardia i responsabili, mettono fretta agli inquirenti e fanno sì che si segua una direzione piuttosto che un’altra, poiché quella intrapresa è la direzione che ci si aspetta si intraprenda o perché ormai è troppo tardi cambiare idea.

Questa è la “serenità” con la quale si svolgono le attività di indagine nei casi che destano maggiore clamore mediatico.

Una realtà in cui è difficile tenere separato il vero Processo da quello mediatico, già trattato e concluso con sentenza definitiva inappellabile dopo i primi mesi dalla scoperta del delitto. Perché la caccia al responsabile è la cosa che affascina di più e la sua individuazione nel più breve tempo possibile è l’obiettivo principale di tutti gli aspiranti Sherlock Holmes.

Spesso l’informazione viene trasformata consegnata condita da considerazioni fantasiose emorbose, da personaggi che si cimentano nella ricostruzione dei fatti criminosi senza alcuna competenza. E la spettacolarizzazione di eventi tragici e reali svilisce la figura non solo delle parti processuali, ma anche dei professionisti che normalmente svolgono l’attività di consulenti nelle sedi giudiziarie dando un contributo scientifico di grande rilievo, che invece in tv viene facilmente travisato.

La figura che prima di tutte ne risente è chiaramente quella del criminologo: figura ormai ridotta nell’immaginario collettivo ad un personaggio tuttologo da talk show che dice genericamente la sua in merito a qualunque argomento.

In realtà il lavoro del criminologo non è nulla di tutto ciò, né si può ridurre alla figura un opinionista tv: è una attività di grande rilievo, che può essere svolta solo dopo anni di studi specificie formazione sul campo.

Il contributo del criminologo nella risoluzione di un fatto criminoso può rivelarsi illuminante a partire dai primi momenti di un’indagine, perché l’osservazione criminologica della scena del crimine può svelare particolari tralasciati ovvero ignorati.

Il suo intervento assume in sé cognizioni di ordine sociologico, psicologico, medico-legale che abbinandosi al tecnicismo giuridico delle regole di indagine può sortire risultati che altrimenti sarebbe difficile raggiungere.

Il criminologo può fornire una versione ulteriore della ricostruzione della dinamica del fatto violento secondo i propri schemi di ragionamento offrendo altri spunti investigativi, e riesce a mettere il reato in relazione con l’ambiente in cui esso è maturato, con le caratteristiche del presunto soggetto che lo ha commesso e con la casistica criminale di riferimento.

L’analisi criminologica è in grado dunque di perfezionare la comprensione del fatto-reato oggetto di accertamento penale, perché un buon criminologo è depositario di un grande bagaglio culturale che lo rende in grado di proporre metodologie scientifiche da applicare per lo studio dei casi concreti, prospettare altri percorsi analitici per la loro risoluzione, ricostruire la condotta del criminale e determinare l’entità degli effetti lesivi sulla vittima.

Come evitare, dunque, che la distorsione delle informazioni provenienti di mass media provochino una cattiva gestione delle notizie relative ai fatti di cronaca, facendo dimenticare all’opinione pubblica quale è veramente la sede di accertamento di un reato? L’informazione è un diritto ed è necessaria, ma è assolutamente indispensabile che essa sia corretta e sia divulgata con professionalità. Ben vengano dunque alcuni programmi tv dove si cerca di comprendere i fatti attraverso il contributo di veri esperti con alle spalle anni di esperienza nell’ambito dei processi penali. Ma distinguere assolutamente questi professionisti dai personaggi televisivi, non concedendo la licenza di esprimersi durante un improvvisato salotto televisivo a chiunque, tenendo ben presente che qualora fosse necessario dire la propria, si dovrebbe avere quanto meno l’accortezza di precisare che si tratta di una considerazione personale senza spacciarla per parere professionale, fornito senza la conoscenza degli atti processuali.

Comprendere che di fronte a casi di delitti violenti non ci si può atteggiare ad opinionisti di un reality è, infatti, l’unico modo per riportare la cronaca alla reale dimensione.

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